Rap all’ennesima potenza, a questo ci ha abituato Emis Killa nei suoi Keta Music. Dopo dodici anni dal primo volume, il 23 luglio scorso è uscito il terzo capitolo di una delle saghe di mixtape più conosciute in Italia. Undici brani con featuring interessanti, partendo da quelli più pronosticabili come Jake LaFuria e Lazza fino ad arrivare a giovani di belle speranze, ad esempio J Lord e Rollz Rois.
Al centro del disco c’è sempre l’Hip Hop, che conquistò Emis Killa in tenera età inizialmente col freestyle fino ad arrivare ai dischi d’oro e di platino. Il rapper milanese lo utilizza per far emergere il suo ego prorompente, l’atteggiamento da “zarro” che lo caratterizza da sempre e per raccontare sensazioni ed esperienze di vita vissute dall’artista. Lui che aveva strizzato l’occhio al pop negli scorsi anni, è tornato al rap classico in quest’ultimo mixtape continuando il discorso avviato dopo l’uscita di Mercurio nel 2013, il suo album più commerciale. Unire le rime nude e crude a sonorità moderne condite con autotune è possibile, e Emis ce lo ha dimostrato ancora una volta.
IL DISCO
Si comincia con il rapper che ha voglia di togliersi “Qualche sasso” dalle scarpe, senza indirizzare le sue invettive a qualcuno in particolare ma rivolgendo critiche su critiche ad una serie di atteggiamenti tipici di alcuni esponenti della nuova scena italiana. Inizia picchiando forte come Mike Tyson, proprio come si mostra nella copertina portando una tigre al guinzaglio. Un Emis Killa pugile che si mostra aggressivo anche nella seguente
“No police no problem”, con la collaborazione di J Lord. Il rapper classe 2004 nato in Ghana, ma cresciuto vicino Napoli, aggiunge sonorità partenopee ad una canzone dove regna l’autocelebrazione. “Morto di fame” è uno degli apici del disco, sia per quanto riguarda la produzione e gli skretch (sì, avete letto bene!) di Dj Shocca, sia per le rime e lo storytelling di Lazza ed Emis Killa. I due raccontano una realtà nella quale il rap era di pochi, quando era lontano dal mainstream e lo si faceva per passione.
Poi segue il pezzo d’amore “Psycho” con Rose Villain della Machete Crew, all’interno del quale Emis parla del suo rapporto con le donne. Un brano carino ma non certo indimenticabile. Molto meglio il successivo “Notte gialla”, all’interno del quale salta immediatamente all’orecchio la base jazz realizzata da Lazza, qui nei panni di produttore, insieme all’intreccio di voci di Madame ed Emis Killa. La cantante continua a mostrarsi a proprio agio dividendo il beat con chiunque, senza sfigurare e mostrando una maturità notevole per la sua età. Un altro ottimo featuring lo troviamo in “Jam session”, con Gemitaiz che mitraglia rime dimostrando ancora una volta di non aver perso lo smalto.
Poi arrivano due brani nei quali si nota la presenza di Jake LaFuria, che recentemente ha collaborato con Emis Killa componendo a quattro mani l’album 17. Ne “I soldi degli altri” il membro dei Club Dogo si occupa solo del ritornello per lasciare spazio a Montenero e Emis nelle strofe, mentre in “Street Movie” parla della realtà milanese che tante volte abbiamo ascoltato nelle loro canzoni. E come al solito, Jake non ha deluso.
“Piede in strada” è impreziosita dalla produzione orientaleggiante di Mace, che accompagna gli incastri di Emis Killa e le barre di Mera, e anche in “Giovani eroi” la base tiene alto il livello delle produzioni del mixtape. 2ND ROOF realizza un beat dall’atmosfera sognante che ricorda produzioni degli anni ’90, ma suona tutto tranne che vecchia. “Nel male e nel bene”, traccia conclusiva, vede la presenza di Massimo Pericolo in un brano conscious perfettamente nelle corde dell’artista di Brebbia. Forse l’autotune del ritornello risulta fastidioso, ma le sonorità e le parole scelte dai rapper rendono il tutto coerente e, alla fine, piacevole.
In definitiva l’album è ottimo e le basi sono di livello altissimo. Emis Killa ha dimostrato che quando torna alle origini dà il meglio di sé, coniugando passato e presente con credibilità e senza scadere nel retorico. Ci eravamo chiesti cosa aspettarci dalla nuova fatica del rapper classe ’89, e dopo averlo ascoltato abbiamo trovato con piacere l’immediatezza e la qualità che attendevamo. Dimostrando che Keta Music è una trilogia ultradecennale che ha ancora senso di esistere.