Nel 2011 uscì uno dei progetti più ambiziosi della scena italiana: “Thori e Rocce”, il disco che ha visto Don Joe collaborare con Shablo; fu un progetto importantissimo, capitanato dalla leggendaria traccia Le Leggende Non Muoiono Mai, una posse track divenuta un cult del rap italiano. A distanza di quattro anni invece Don Joe rilasciò il suo primo album in studio, “Ora o mai più”, che lo ha visto avvicinarsi anche ad altri generi, più o meno distanti dal rap: oltre a collaborazioni con rapper come Emis Killa o Rocco Hunt, collaborò, ad esempio, con Emma o Giuliano Sangiorgi.
Nel 2021 però Don Joe è tornato con un disco che punta al 100% sull’hip-hop italiano e si è riconfermato come uno dei migliori producer italiani: vediamo insieme “Milano Soprano“.
16 tracce, mescolate tra skit e pezzi veri e propri, ovviamente costellati di featuring. L’idea dell’album è quella di raccogliere al suo interno solo artisti milanesi, che possano esprimere appieno il sentimento della città.
Milano Soprano: la tracklist
Il disco si apre con Big Checks, che vede Shiva e Jake La Furia collaborare per la creazione di un brano di livello. A tratti sembra quasi un pezzo old school, arricchito però dai due rapper milanesi e, ovviamente, da un’incredibile produzione di Don Joe.
Dopo lo skit Tutto, si prosegue con Desert Eagle, una delle tracce più forti del disco, che vede insieme una leggenda del rap italiano, ossia Guè Pequeno, e una giovane promessa: Sacky. Il pezzo presenta un ritornello e una base orecchiabili, che si accoppiano bene alle strofe rappate.
Si viene poi alla traccia che dovrebbe ricoprire un po’ il ruolo che ebbe Chico in “Mr. Fini“: Kandinsky, che vede la collaborazione di Ernia e Rose Villain; la traccia è estremamente triste, ed è senza dubbio una delle possibili hit del disco.
Dopo Ratatata, il secondo skit, si passa ad una traccia decisamente più cattiva: Bandito. La traccia vede lavorare insieme Emis Killa e Paky nella creazione di un brano decisamente orecchiabile che cattura subito l’orecchio dell’ascoltatore: Paky riconferma il suo flow già rodato in vari pezzi, mentre Emis Killa riconferma lo stato di forma dimostrato in “17“.
Ed ora, una delle tracce migliori del disco, già ritenuta un vero capolavoro: Dogo Gang Bang, che vede insieme sul beat del disk jockey molti componenti della Dogo Gang, come Caneda, Ted Bee, Vincenzo Da Via Anfossi, Montenero e Emi Lo Zio. La traccia è senza dubbio una delle più cattive del disco; una posse track che propone uno spezzato della scena di diversi anni fa, raggruppando alcuni tra i volti più noti della vecchia scena milanese.
Si prosegue poi con Guerriero, traccia che vede insieme Marracash e Venerus: da una parte uno dei rapper migliori in Italia, con un rappato duro e cattivo, ma che riesce comunque a far trasparire una certa malinconia. Il ritornello è affidato a Venerus, quest’anno esploso in maniera definitiva, che riesce a regalare ai fan anche una strofa di tutto rispetto; la sua voce raschiata e melancolica dona al brano un quid in più e l’accoppiata dei due, con l’aggiunta di quella che forse è la produzione migliore del disco, si rivela vincente nonostante le notevoli differenze.
Nello skit Condanna, Don Joe spiega del suo rapporto con il diabete, e subito dopo lascia spazio a Banlieue, con la 167 Gang: è un pezzo che segue la popolarissima drill e, pur senza nulla togliere al rappato straordinario dei due ragazzi, probabilmente è il beat a rendere questo brano così potente. A seguire, Giungla, con Philip e IlGhost, un brano quasi dance, molto ritmato, sicuramente pensato per essere ascoltato nei club, che vede due tra i rapper più giovani della scena attuale dimostrare di poter competere, con le dovute proporzioni, anche con rapper decisamente più grande.
Dopo lo skit Scommessa, si torna ad un pezzo più old school: Prima o Poi, con Jack The Smoker e Silent Bob, per poi passare ad una traccia decisamente più riflessiva, Piccolo Principe. I protagonisti di questo brano sono Massimo Pericolo e Nerissima Serpe; questi due artisti con le loro barre riescono ad esprimere con grande maestria la tristezza di questo pezzo.
Infine, l’ultimo brano è Jackpot. Molto più leggero, ma comunque avvolto da un mood piuttosto malinconico; vede collaborare J-Ax, Coma_Cose e M¥SS KETA e funge da ouverture per l’ultimo skit: Orizzonte. In questi ultimi pochi secondi di parole, Don Joe si lascia andare alle ultime riflessioni riguardo Milano e la sua vita.
Come mai manca la reunion dei Club Dogo?
La prima cosa che tutti hanno notato vedendo la tracklist del disco è la mancanza di una traccia che riunisse i Club Dogo. A tal proposito però, Don Joe ha risposto a Billboard; ha spiegato che se dovesse esserci una reunion del gruppo, dovrà essere su un nuovo progetto, un disco vero e proprio interamente dedicato a loro. Tuttavia, spegne subito le fantasticherie dei fan aggiungendo che per ora non ci sono notizie su un possibile ritorno del gruppo.
In conclusione, “Milano Soprano” è un concept album eccellentemente riuscito che riunisce la città di ieri e quella di oggi, con Don Joe a fare da intermediario tra scene così distanti ed al contempo così unite; storie che apparentemente sembrerebbero molto diverse ma che invece sono inevitabilmente legate e intrecciate nel capoluogo lombardo. Tutto questo è “Milano Soprano“: Don Joe ha incoronato Milano e i suoi artisti.