Gli anni ’80 sono tornati. Ma forse non sono mai davvero andati via. Alcuni lo sanno, altri lo scopriranno presto.
Quel decennio spensierato, fatto di sogni ed eccessi. Dove tutto sembrava convergere nell’edonismo e nel consumismo più sfrenato. Gli eighties sono stati gli anni dei nerd, delle pettinature al limite della decenza, delle sale giochi e di Pac-Man. Del walkman e di MTV. Ma soprattutto, sono stati un periodo di transizione. Il decennio che ha aperto la strada al mondo digitale che conosciamo oggi. Sono un po’ la palestra dei Duemila, il banco di prova, l’episodio pilota.
Tra vestiti color fluo e sonorità elettroniche, l’immaginario degli Ottanta riempie le nostre giornate. Sempre di più. Tutto, o quasi, sembra rimandare ai colori, ai sapori e alle sensazioni di quegli anni. Nella moda vediamo il ritorno di pantaloni e gonne a vita alta, di paillettes e spalline. Nell’elettronica, la Nintendo si rituffa nel passato proponendo la Nintendo Classic Mini: Nintendo Entertainment System, mentre la Retro Games ha realizzato una replica in miniatura del famoso Commodore 64, forse il primo personal computer di grande successo.
Anche il cinema e le serie TV ci stanno facendo rivivere la cultura pop anni ‘80. Basta pensare al rifacimento di film come Ghostbusterse It, icone indiscusse di quel decennio. Pensiamo anche Black Mirror, nel pluripremiato episodio di San Junipero e, soprattutto, al grande successo di Stranger Things.
Ecco, tutti questi esempi sembrano confermare la nostra tesi di partenza: gli anni Ottanta non sono mai davvero finiti.
Quando gli anni ’80 incontrano la musica di oggi
L’immaginario degli eighties travolge anche il mondo della musica. Ritornano quelle sonorità, tornano i synth, così come le tastiere elettroniche. E ritorna anche quel tipico suono di batteria, più plasticoso e artificiale: il cosiddetto gated reverb, ottenuto da una forte compressione del microfono che registra le percussioni. Così facendo, il volume dei suoni più forti viene abbassato, mentre viene alzato quello dei suoni più deboli.
Rimanendo in America, un esempio perfetto di questo grande ritorno è Bruno Mars. Ma non è l’unico della lista. Parlando di anni ’80, non possiamo che citare The Weeknd. Forse è proprio lui l’artista che, attraverso la propria musica, riesce ad esprimere nel miglior modo le vibes di quel decennio. Per citare solo alcune delle ultime tracce pubblicate, brani come Blinding Lights, o In Your Eyes, si rifanno al sound elettronico di quegli anni. Non solo. Il video di In Your Eyes, ad esempio, è un forte richiamo anche al cinema horror tipico degli ’80, in particolare quello splatter.
In Italia, possiamo fare un discorso analogo partendo dall’ambiente indie-pop. Su tutti, Tommaso Paradiso è la dimostrazione di come gli eighties rimangano vivi nella musica nostrana. Anche qua la lista sarebbe davvero interminabile. Quindi ci limitiamo a citare solo gli esempi più recenti ed emblematici.
Partiamo dall’ultimo singolo di Fedez, Bella Storia. In questo caso, non solo la canzone è un viaggio nell’immaginario di quegli anni, con le tipiche sonorità elettropop. Anche lo stesso video ci teletrasporta negli ’80, con scritte neon fluo, motel, capelli cotonati e via dicendo.
Ma non è finita qui. L’ultimo lavoro di Tedua, Vita Vera – Mixtape, Aspettando la Divina Commedia, ci fornisce un’altra conferma. La troviamo nel brano La Story Infinita, featuring Massimo Pericolo e prodotta da Sick Luke. Qui, il produttore romano decide di utilizzare un campione particolare per l’intera durata del beat. È un campione tratto da una canzone simbolo degli anni ’80, Never Ending Story, colonna sonora dell’omonimo cult di quel decennio. E non a caso, dà anche il titolo alla stessa traccia del rapper genovese. Il fatto che poi nella intro Tedua citi il brano di Vasco Rossi Vado al Massimo, pubblicato proprio nell’82, è solo un ulteriore tassello per avvalorare la nostra tesi.
L’ultimo esempio è rappresentato invece dal nuovo album di CoCo, Floridiana. Anche qui, tutto sa di anni Ottanta. E lo stesso artista, in un’intervista a Billboard Italia, ha affermato che:
“Quelle batterie e quel sound mi affascinano da sempre sotto tutti i punti di vista, sia a livello di immaginario estetico che di emotività. Non so neanche dirti perché, visto che non l’ho vissuto direttamente sulla mia pelle”
Tutte queste influenze di più di trent’anni fa, non possono arrivare solo dalla nostalgia di chi le ha vissute in modo diretto. Qualcuno che vuole riproporre quelle sensazioni e riviverle attraverso la musica, o il cinema che sia. Sembra proprio che anche chi non ha vissuto gli anni ’80 sulla propria pelle, riesca a rimanerne affascinato. E noi della nuova generazione riusciamo, inspiegabilmente, anche a riconoscerci in quegli anni, ad immedesimarci con estrema facilità. Ma per quale motivo? Forse perché non sono tanto distanti dagli anni che stiamo vivendo oggi, se pensiamo che in entrambi, infatti, sembra regnare la superficialità e l’apparenza. O forse si tratta di un motivo totalmente opposto. Forse è a noi che manca la loro spensieratezza, la loro speranza. Ed è proprio lì che allora ci piace andarci a rifugiare.