Qualche giorno fa abbiamo avuto l’opportunità di intervistare in esclusiva PRACI, esponente del collettivo Nuova Sardegna, in vista dell’uscita del suo primo progetto “Prova A Prendermi Mixtape”.
Durante la nostra chiacchierata abbiamo avuto l’occasione di toccare diversi temi: dai dettagli di questo lavoro, fino alle scelte di vita compiute per poter diventare un artista.
Prova A Prendermi (Mixtape)
Il tape, prendendo spunto dal film “Catch Me If You Can”, gioca sul tema della dualità, in cui il lato artistico di PRACI è in continua fuga da quello razionale. Passare da pezzi aggressivi ad altri più introspettivi rispecchia pienamente la cifra stilistica di questo giovane artista.
Il progetto ha al suo interno tredici tracce, quasi tutte prodotte da Enomoney, arricchite da sei featuring: Don Said, Sgribaz, Low-Red, Luchetto, Razer.Rah , Rico.Pmf.
Ecco la nostra intervista:
Secondo te in cosa si differenzia la scena sarda rispetto a quella di altre città? E tu cosa fai per differenziarti dagli altri?
“Racconto la mia realtà, quella di una piccola città come Cagliari con meno contatti, con meno velocità e dove la routine capita diventi pesante. Nonostante ciò la nostra città ha dato ispirazione a tutto il collettivo e una delle cose più forti del movimento è riuscire a trasmettere l’amore per questa terra e per le tue origini. Nessuno prima ti raccontava di quanto fosse bello tutto ciò. Abbiamo reso l’essere sardi una cosa figa, perché adesso ci siamo noi a spingere.”
Nei tuoi riferimenti c’è qualche artista sardo? Oppure prendi ispirazione da altro?
“Io sono cresciuto col rap italiano, ho scoperto il rap americano e quello europeo molto dopo. Ho ascoltato Machete e tutto quello che passava, ma nessuno secondo me è mai riuscito a rappresentare quello che noi vogliamo realmente essere”.
Cosa ne pensi del vostro collettivo e com’è il rapporto con gli altri membri?
“La cosa bella è che coi ragazzi della Nuova Sardegna è nato tutto in maniera spontanea. C’è chi si conosce da più tempo rispetto ad altri ma ci vogliamo davvero tutti bene, è questo quello che conta. Quando stai in studio o trascorri del tempo libero insieme e stai bene è come se stessi con gli amici di una vita”.
“Il discorso che ci facevamo sempre io e Mario [Low-Red n.d.r.] era spesso incentrato sulla scena del 2016. Io ero super fan di quei ragazzi, non solo per la musica ma soprattutto per il messaggio che trasmettevano, era qualcosa di nuovo. Mi piaceva che fossero una squadra, un team e un gruppo di amici che inseguivano un sogno Non era solo per i pezzi che pubblicavano, che tra l’altro erano pure tracce fortissime, che mi piacevano. Non vogliamo imitare nessuno però loro per certi versi rappresentano quello che ci piacerebbe essere”.
Raccontaci qualcosa riguardo ai feat e come sono nati? Com’è stato collaborare con Don Said, un altro artista proveniente anche lui da un’isola, la Sicilia?
“I featuring sono nati in maniera super genuina. Il Don per esempio l’ho incontrato in studio a Milano mentre era con Sgri (Sgribaz) per lavorare a dei pezzi”.
“Ci siamo conosciuti, lui simpaticissimo e alla mano. Abbiamo passato una bella serata insieme ma non è mai venuto fuori il discorso di una collaborazione anche perché ci eravamo appena conosciuti. Non è che vai lì da un artista e gli dici facciamo un featuring, così su due piedi, prima ti conosci”.
“Piano piano abbiamo iniziato a stringere i rapporti e, quando è venuto a Cagliari, siamo andati in studio. Gli ho fatto sentire il beat di “South Bandoleros” perché pensavo fosse perfetto per lui e gli ho chiesto se avesse voglia di scriverci sopra. Mi ha detto di sì e in venti minuti ha scritto il ritornello di questa traccia che inizialmente non sapevo se avrei inserito nel progetto. Poi, parlando con Don, abbiamo deciso di inserirla nel mixtape”.
Mi racconta questo aneddoto riguardo al loro collettivo.
“Dovevamo fare il video di “No Gang”, con Low-Red ci siamo mandati messaggi per due mesi di fila, ci trovavamo bene e anche se eravamo a 200 km di distanza avevamo la stessa idea di musica e per questo è nato un certo feeling.
Low-Red e il suo gruppo sono venuti a girare il video facendosi tre ore di macchina, abbiamo trascorso una giornata fantastica. Non era scontato facessero tutto ciò e lì abbiamo colto l’occasione per conoscerci tutti. Anche qui tutto è nato in maniera naturale”.
Nella traccia numero 5, “All In”, dici appunto di aver fatto all in per essere te, cosa intendi?
“Ho cambiato la mia vita da un momento all’altro. Da dopo la quarantena ho cambiato completamente mentalità, guardavo fuori dalla finestra e dicevo: nella vita può succedere di tutto e non vedo perché noi nella musica non dovremmo farcela. Per essere me stesso io voglio fare questo nella vita, voglio vivere d’arte. Ho fatto un all in perché ho lasciato l’università dopo un anno, ho smesso con la pallanuoto che praticavo ad alti livelli, solamente perché volevo avere la testa solo per fare musica. Non è stato neanche facile comunicare una scelta del genere in casa perché giustamente un genitore vede il futuro del proprio figlio incerto e si preoccupa”.
“Il cambio è stato proprio mentale” tiene ancora una volta a sottolineare.
«Prima la gente mi diceva: “Ma vuoi fare il rapper?” Io dicevo sì, ma è una passione, vediamo come va. Mentre ora alla stessa domanda rispondo di sì e gli dico di sentire i miei pezzi. Sto cercando di diventare quello che voglio essere realmente.»
Il progetto è interamente prodotto da Enomoney. Com’è nata la vostra collaborazione? Come vi siete conosciuti?
“Enomoney è il fratello minore di Sgribaz. Io con Sgribaz ho iniziato a rappare, usciva insieme a me e ci conoscevamo da tempo. Mentre noi imparavamo a rappare, lui imparava a fare i beat. Poco per volta tutti abbiamo iniziato a migliorare e piano piano ho iniziato a creare un rapporto sempre più stretto con Enomoney che prima vedevo più come il fratello del mio amico. Grazie alla musica ci siamo avvicinati e ora siamo super legati”.
“Quando siamo in studio insieme si creano delle vibes e delle connessioni talmente forti che ti fanno capire di come siamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda. Lui è un super produttore, è giovane, ma ha una testa musicalmente parlando enorme, può produrre strumentali di qualsiasi genere”.