In una gara tra cavalli, “KUMITE” è quel cavallo su cui non avresti scommesso un euro, ma che tutto a un tratto decide che è arrivato il momento di spodestare i concorrenti dalle zone nobili delle classifiche.
Un disco preannunciato ironicamente come un flop che in realtà ha monopolizzato l’audience. Niente casse dritte, niente rullanti dubstep, niente afro trap o altre wave nello specifico. Takagi e Ketra ovviamente hanno fatto realizzato ad arte la strumentale, minuziosamente strutturata in ogni contesto affrontabile. Dopotutto parliamo di due maestri del settore, dei veri e proprio hitmaker, produttori di un numero indefinito di successi a livello nazionale e internazionale.
Aggiungiamo un testo prettamente d’amore, probabilmente il fattore più influente della canzone in sé, nonostante ciò composto da strofe leggere ma soprattutto scorrevoli. Un ritornello che funge da grossa esca, proprio come un verme sull’amo da pesca a cui tutti quanti abbiamo abboccato, concedendoci la libertà di apprezzare probabilmente il brano dell’album più superficialmente considerato mainstream dal pubblico. Quello che tanti chiamano mainstream, in realtà è l’astuzia di un artista che con questo tipo di traccia conquista sempre. Possiamo anche definirla una ”Lunedí 2.0”, pragmaticamente riferendoci ai risultati ottenuti, rafforzati da una persistente presenza nei chart Spotify e nelle principali playlist del genere in Italia.
Credo che KUMITE abbia tutte le carte in tavola per mantenere la propria permanenza in classifica per diverso tempo ancora. Un cavallo ancora in corsa, probabilmente ansioso di regalare un’ulteriore certificazione a Salmo. L’artista non può fare a meno di preparare la prossima mossa, galvanizzato dal successo del suo disco e in particolare di questo brano.