Dopo le uscite di “Famoso” e “Mood” sembrava che il 2020 musicale fosse terminato, invece c’era ancora una piccola perla da scoprire. L’11 dicembre Disme ha pubblicato il suo nuovo album “Malverde” per Golpe Label.
Il titolo è un chiaro riferimento al criminale Jesus Malverde, personaggio che è riuscito a costruire intorno a sé un vero e proprio culto. Originario dello stato messicano di Sinaloa, Jesus era una sorta di Robin Hood: un ladro generoso al quale sono state dedicate addirittura delle cappelle.
In questo disco, Disme si pone come un bandito buono, costretto da certe circostanze a commettere dei piccoli crimini. Il rapper si esprime spesso al passato, condannando la sua condotta e sottolineando come quello stile di vita porti più guai che gioie.
“Questa è musica di strada da disadattato
Disme – Straordinario
è per te che sei diverso dal resto del branco.”
Il tema principale è la vita di strada, analizzata e sviscerata in ogni suo aspetto. In questo disco c’è molto rap di qualità, con le strofe crude dello spezzino che si alternano bene con parti più melodiche. L’Auto-Tune è presente nella maggior parte delle tracce, ma ricopre un ruolo correttivo e non va a snaturare il riconoscibile timbro di Disme. I featuring sono stati tutti all’altezza, soprattutto Bresh, che è stato capace di cogliere la sensibilità del compagno di crew in un pezzo dalle tinte molto scure come “Straordinario”. Per quanto riguarda il sound, Andrews Right, SHUNE e gli altri producer sono stati capaci di creare delle atmosfere cupe che non fossero troppo pesanti per l’ascoltatore. L’unica canzone che si discosta dalla “Drillcloud” – così Tedua ha definito il mood di questo progetto – è “Errori”, un brano d’amore più leggero, forse un tentativo di allargare il suo pubblico, che però sembra più una dichiarazione di intenti che un salto effettivo nella musica mainstream.
Il risultato finale è un album sicuramente maturo, ripetitivo in alcuni punti, ma che riesce a coinvolgere il pubblico senza annoiare e a trasmettere dei messaggi positivi senza scadere nel banale.