A 5 anni di distanza dal suo ultimo album, Lettere (2016), Chicoria torna in scena con Servizio Funebre II, sequel del primo capitolo uscito nel 2014. Il ritorno è uno di quelli in grande stile. Coltello tra i denti, rime affilate e uno stile diventato ormai il suo marchio di fabbrica.
Tracklist
Se l’album è il campo di battaglia, Chicoria è il primo dei guerrieri. Lo spirito del rapper classe ’79 è ben chiaro sin dalla copertina, dove appare armato di spada e intento a schiacciare il corpo di quello che sembra essere il numero uno della Lega. D’altronde, i richiami a Matteo Salvini sono quanto mai espliciti in alcune tracce del disco. Senza mezze misure, Servizio Funebre 2 si apre con Magna Magna, una feroce critica alla gestione politica e sociale del nostro paese. In Na mano sur core, il beat di Depha ospita la voce di Brenno Itani, uno degli otto featuring presenti nel disco.
Politica & Stronzate è un manifesto di protesta contro la classe governativa italiana degli ultimi trent’anni, rea di aver curato solo i propri interessi e di aver scatenato una guerra contro le droghe leggere. Dopo aver ascoltato i due singoli A tutto volume con Barracano e Infamia ft. Massimo Pericolo, si arriva a Passion fruit, traccia dedicata all’amore in puro stile Chicoria e accompagnata dal sax di Adalberto Baldini.
In Non è un gioco, troviamo la collaborazione di Pooccio Carogna e In Arte Gibilterra, entrambi perfetti compagni per quella che sembra essere una riflessione notturna sulla vita, senza rimpianti e senza giudizi. A completare lo spaccato di una realtà difficile è invece A caro prezzo con Franco126 e Ugo Borghetti. Nella traccia sono presenti tematiche importanti, difficili da affrontare a parole. Al racconto della fame vera descritta da Chicoria, fanno eco le nitide parole con cui Ugo Borghetti narra i suoi problemi con la droga e i farmaci. Nel mezzo, la voce di Franco126 che riesce ad addolcire una pillola difficile da digerire.
Chicoria e l’arte di raccontare
Ciò che emerge in modo più evidente è la metodologia con cui Chicoria riesce a raccontare la realtà di strada. Nonostante questo sia un argomento ormai depauperato dall’ingente uso che ne fanno i rapper, riesce comunque a risultare unico in questo lavoro. Armando, vero nome del Chicoria, non usa mezzi termini per descrivere ciò che vede e, soprattutto, non usa la strada come argomento per aumentare il proprio ego. La società raccontata in questo disco è sgretolata e colpita duramente da una gestione politica discutibile. Al contrario di molti suoi colleghi, Chicoria fa nome e cognome di personaggi che hanno contribuito a tutto ciò. Punta il dito contro una mentalità che necessita sempre di un colpevole per potersi guardare allo specchio senza vergogna.
Perdoname pe’ tutte le volte che ho rischiato de rovinà tutto e rifinì ar gabbio
Perdoname per tutte le nottate d’alcol
Perdoname perché pensavo de nun avè altro
Il bisogno dell’artista, in questo caso, è quello di svelare la verità, di trovare quello “squarcio nel cielo” in un mondo fatto di carta, come diceva Pirandello. Lo stile, infine, è quello di Chicoria, caratterizzato da un modo particolare di fare rap. Alla luce di quanto detto finora, risultano secondarie quelle critiche mosse verso i suoi flow o il suo modo di andare a tempo. Se la sua priorità è quella di comunicare, lui lo fa come sa fare meglio, in dialetto e con rime che spesso non vengono chiuse. E forse, sta proprio qui la sua bravura, la sua capacità di risultare vero, genuino e senza veli.