Tratta dal suo penultimo album “Museica (2014)”, oggi parliamo di come “Argenti vive” sia una brillante analisi da parte di Caparezza su uno dei canti tratti dalla Commedia di Dante Alighieri. Si tratta infatti dell’VIII canto, precisamente la parte in cui il poeta si accorge della presenza di Filippo Argenti, perseguito e braccato dagli iracondi che non esitano a fare scempio di quest’ultimo. La canzone viene così introdotta, col cantante che interpreta in prosa il dialogo tra Dante e Virgilio nel momento in cui entrano nel girone degli iracondi.
Successivamente, Caparezza, impersonificandosi in Filippo Argenti, attacca il poeta con una impetuosa e violenta arringa di risposta alle accuse mosse contro di lui nella Commedia. Per poter capire meglio quanto stiamo dicendo e rifletterci sopra, prendiamo alcune parti del testo della canzone, ponendo in grassetto le parti che più riflettono quanto detto fino ad ora.
Attaccare me non ti redime: Tu sei convinto che, in realtà, l’attaccare me ti sollevi da ogni tuo sbaglio, o meglio, lo riduca, dal momento che pensi di essere sicuramente una persona migliore di me. In realtà ti stai solo dimostrando incapace di capire come tu ti possa davvero redimere.
Eri tu che davi direttive Per annichilire ogni ghibellino, Cerchio VII, Giro I!:Sei tu che, scrivendo la tua opera, cerchi di criticare a tua volta ogni ghibellino ricordandolo e facendolo passare da uomo meschino. Questo accade con maggior rilievo nel settimo Cerchio, primo Girone.
Fatti non foste per vivere come bruti, ben detto, ma sputi vendetta dalla barchetta di Flegìas, complimenti per la regia: Qui Caparezza riprende una delle espressioni forse più conosciute della Commedia, “Fatti non foste per vivere come bruti, ma per perseguire virtute e canoscenza”. Il messaggio del nostro cantante nel ruolo di Filippo Argenti è chiaro: tu ci dici che non siamo stati creati per vivere come degli uomini cattivi, facendo del male agli altri. Dici bene, ma fai il contrario: stai cercando di vendicarti con queste tue offese e parole, senza però che nessuno possa scalfirti, dal momento che sei seduto dietro una scrivania a scrivere questa tua Commedia e non mi stai predicendo la dannazione di persona.
La barchetta di Flegìas qui nominata, infatti, è una chiara allusione alla scrivania da cui scrive Dante: come quest’ultima, la barca del secondo traghettatore infernale, Flegìas, non può essere toccata o rovesciata da alcun dannato. Infine, complimenti per la regia di quest’opera: per far sembrare agli occhi di chi legge che tutti i personaggi si comportino e abbiano una morale come fa più comodo a te.
Argenti vive, vive, vivrà, alla gente piace la mia ferocità, persino tu che mi Anneghi a furia di calci sui denti, ti chiami Dante Alighieri, ma somigli negli atteggiamenti A Filippo Argenti!: Adesso Filippo Argenti si rivolge a Dante in terza persona nella prima parte del verso, dicendogli seguentemente in modo diretto che, le persone, nonostante riconoscano i modi bruti di fare del ghibellino, non possano fare a meno di accettare la ferocità e di riconoscere attraverso di essa la forza dell’Argenti. Infine, è presente l’espressione che probabilmente ci permette di comprendere al meglio quanto espresso dal dannato :
“Dante, i tuoi discorsi sono giusti e il tuo sdegno nei miei confronti è lecito, ma guardati bene: non da meno anche tu, annegandomi con queste violente parole e con sguardo pieno di rabbia ([…] anneghi a furia di calci sui denti), stai peccando di ira. Ti proclami diverso, ma in realtà sei uguale alle persone che consideri della peggior specie: tu non sei diverso da Filippo Argenti”.
Tirando quindi le somme, possiamo affermare che, Dante Alighieri cerchi di redimersi, attraverso tutte e tre le cantiche, ma soprattutto nell’Inferno, perdendo di vista i mezzi con cui potrebbe realmente realizzare il suo obbiettivo: nella narrazione, prende il sopravvento in lui lo spirito vendicativo verso i suoi nemici o i personaggi da lui ritenuti indegni, sopraelevandosi ad essi a livello morale. In realtà sta solo affossando il suo tentativo di redimersi. Caparezza sta cercando di far trasparire ciò attraverso questi versi, accompagnati da una base strumentale assai ricca di inventiva e carattere. Inoltre, come ciliegina sulla torta, è una bellissima canzone da ascoltare in concerto, con il cantante scatenato ad inveire immaginariamente contro il poeta: non ci resta altro che aspettare la ripresa dei concerti per poter godersi questa grande traccia live.