1990, il nuovo album di Achille Lauro era atteso da ottobre 2019, ovvero da quando venne pubblicata la title track. 1990 è il seguito diretto di 1969, il precedente lavoro dell’eclettico artista romano. Se con quest’album Achille ha riportato nelle classifiche e nelle radio italiane il rock, l’ambizione di 1990 è quella di far rivivere gli anni ’90, nella loro accezione più plasticosa possibile, come fa capire la stessa cover dell’album. Infatti vi è ritratta una bambola, sulla falsa riga delle celebri Barbie, con le fattezze di Lauro.
Sette brani per tornare nel 1990
La voglia di un ritorno a 30 anni fa è palese, anche per merito dei campioni contenuti in ognuno dei sette pezzi: Scatman (ribattezzata Scat Men) di Scatman John col feat. di Ghali e Gemitaiz, Me and You di Alexia (che diventa You and Me), coi feat. della stessa Alexia e di Capo Plaza, The Summer is Magic (nuovo titolo Summer’s Imagine) di Corona col feat. di Massimo Pericolo, Blue (Blu) degli Eiffel 65 che si prestano anche come feat. e poi due escursioni fuori dal decennio: Illusion (I Wanna Be an Illusion) di Benny Benassi, rifatta con lo stesso dj, che è stata pubblicata nel 2004 e Sweet Dreams degli Eurythmics, datata 1983, che vede come vocalist Annalisa. Essendo un progetto dance ovviamente ricercare contenuti è quasi un’utopia, sebbene il feat con Massimo Pericolo sia ben scritto, con una vena nostalgica che stona con la voglia di ballare che suscita la base.
Perchè ascoltare la deluxe di 1990
Ma Achille Lauro è un artista completo, oltre che intelligente e ha sopperito a questa mancanza con l’inserimento di 7 skit che precedono ciascun brano. In ognuno di questi Lauro racconta una sua esperienza di vita che arricchisce l’ascolto della canzone che lo segue. Consigliatissimo l’ascolto della versione Deluxe, quella con gli skit, se si vuole avere una visione completa di cosa ci ha voluto lasciare l’artista in questo disco.
Disco perfetto per ballare
Menzione d’onore per le produzioni affidate al duo Gow Tribe e DIVA. Il campionamento di veri e propri pilastri della dance anni ’90 è stata un’operazione dalla quale si poteva uscire con le ossa rott, ma il risultato è superlativo. La sensazione che esattamente come i brani “madre” i 7 pezzi di 1990 resteranno per anni nei club, facendo ballare e divertire sempre più gente. Per concludere: il nuovo lavoro, il primo dopo il passaggio in Elektra Records, dell’artista icona degli ultimi anni è un progetto che esula dall’ambiente urban e hip-hop. I suoi seguaci più puri, memori di album passati come Ragazzi Madre e Dio C’è, ne rimarranno delusi. È un disco che va preso per quello che è, un lavoro dance pensato per farti ballare. E ci riesce alla grande.