Se Madame e Leon Faun sono nomi sempre più noti nel panorama rap italiano, il merito è anche suo. Stiamo parlando di Eiemgei, nome d’arte di Giorgio Arcella, che con la sua AAR Music sta cambiando le regole del gioco. Ci ha parlato di sé, della storia della label e del motivo che ha portato alla separazione con gli Arcade Boyz.
Eiemgei: sound engineer, rapper e cantante, produttore musicale, fondatore e A&R di AAR Music. Quale di queste professioni è quella che ti piace di più?
“Tutta la vita quella del produttore. Adesso sto lavorando da due anni con l’unico obiettivo di mettere su uno studio dove stare bello tranquillo e dove potrò dedicarmi a fare la roba che mi piace di più. Un obiettivo vicino al proprio compimento visto che i lavori sono arrivati ad una fase conclusiva. Tutto il resto è contorno. Lo scrivere viene dopo, è una conseguenza naturale rispetto al produrre. Mentre invece tutte le cose burocratiche, l’etichetta e il management sono tutta roba che non ho neanche mai voluto fare. Però mi ci sono trovato in mezzo e quindi ho dovuto gestirla”.
Quando Eiemgei ha capito che questa sua passione sarebbe diventata un lavoro?
“Ho capito quest’anno che la musica sarebbe diventata il mio lavoro. Io la musica l’ho sempre fatta di notte, fin da quando avevo 12-13 anni. Ho cominciato ai tempi di 8mile e di Eminem, dei Sottotono e degli Area Cronica. Poi semplicemente mi sono messo al pianoforte, cercando di riprodurre le cose che sentivo in giro e non sono più riuscito a fermarmi. Ho studiato ingegneria informatica e lavorato come sviluppatore, ma nel frattempo la notte ero sempre lì a fare basi. Finalmente è diventato un lavoro ma è stato necessario! Era diventata una roba talmente enorme che non potevo permettermi più di gestirla solo la notte”.
Quanto ha impattato il lockdown sull’industria musicale? Come l’ha vissuto Eiemgei?
“È stata una tragedia. Pensa solo a Marracash che dopo anni di silenzi esce con un capolavoro di disco e decide di fare un tour che poteva essere un vero step up rispetto al precedente. Ora si trova in una situazione in cui deve rimandare tutto all’anno dopo. Una botta psicologica, prima ancora economica, difficile da smaltire. Per quanto riguarda gli artisti di AAR Music ti dico che per Yem ha influito abbastanza poco. Ha preso questo percorso su TikTok e sta facendo molto bene, perché è un intrattenitore nato. Leon Faun invece è stato sfortunato. Ha dovuto rinunciare al suo tour, è preso parecchio a male. Sina invece è l’artista perfetto per la quarantena, per persone chiuse in casa che si struggono. Si è trovato chiuso in casa solo a Milano lui che è di Alghero, lontano da tutti gli affetti. Fare l’EP è stata la sua valvola di sfogo. Personalmente ho passato la quarantena a bestemmiare giorno e notte perché avevo trovato un luogo in cui costruire lo studio a febbraio. I lavori dovevano iniziare a marzo e invece sono cominciati a maggio. Sono andati a rilento e ovviamente sono lievitate anche le spese. In tutto questo ho dovuto anche traslocare perché poco prima del lockdown ho dato la disdetta per la casa in cui vivevo a Milano ma che poi non ho potuto abbandonare a causa della quarantena. Una vera merda. Ma nonostante tutto ho potuto gestire meglio l’etichetta perché avevo molto tempo. Creativamente ho prodotto poco, credo tre brani in tutta la quarantena”.
Come produttore Eiemgei ha collaborato con alcuni degli emergenti più forti ma anche con gente che è nell’ambiente da anni. Con chi è più stimolante lavorare?
“Sono cose diverse, dipende molto dalle persone. Ad esempio Madame a 16 anni in studio si comportava già come una professionista, è nata per questo lavoro. Stessa cosa Leon Faun. Però dipende, ci sono emergenti che hanno cominciato da poco e che hanno bisogno che tu ci stia un po’ più dietro. Ma c’è anche gente che fa musica da più tempo di me, che vogliono fare le cose in un modo ormai superato. Per questo preferisco lavorare con gli emergenti, è più facile dargli degli input da seguire rispetto a gente un po’ più affermata”.
Negli ultimi mesi si è parlato dei rapporti tra Eiemgei e gli Arcade Boyz. Su questo ti sei esposto poco, potresti raccontarceli?
“Guarda i rapporti non ci sono, nel senso che non ci sentiamo praticamente mai. Mi sono sentito un po’ di volte con Barlow per alcune questioni abbastanza banali. Questo perché con Barlow ci conosciamo da anni, più di 10. Con Barlow davvero è sempre stato un rapporto d’amicizia molto sincero da parte mia. Gli voglio bene e gliene vorrò sempre. Sono dispiaciuto solo per questo, per un’amicizia che poteva continuare ad esserci e invece abbiamo smesso di sentirci. Ma resto un suo grande fan, vorrei vederlo in tv perché è da più di dieci anni che mi fa piangere dal ridere”. (Su Fada invece preferisce glissare). La rottura invece è arrivata per delle banalissime incomprensioni, ma era già da un anno che si lavorava a distanza, senza mai sentirsi e senza mai un confronto vero. Ormai intervenivano solo se c’era un risultato. Non poteva continuare così e in qualche modo doveva finire”.
Su Spotify hai creato una playlist “Prod. Eiemgei” in cui racchiudi oltre tre ore di brani da te prodotti. A quale di questi ti senti più legato e perché?
“Uno dei miei preferiti, con il quale ha fatto anche disco d’oro con l’album, è O’ posto mio di Rocco Hunt. Primo perché sono originario di Napoli, sono nato e cresciuto a Novara ma i miei genitori sono del Sud. È stato assurdo trovarmi a produrre per caso un brano di Rocco Hunt, uno dei top del rap partenopeo da anni, nel suo periodo d’oro, dopo Sanremo 2016, con una base che avevo prodotto a casa di mia madre nel 2010. Un pezzo che mi ha soddisfatto tanto, tanto quanto Sciccherie. Un pezzo che è un caso assurdo, quando mai si è vista un’artista che al suo secondo singolo fa 10 milioni? Che poi il beat di Sciccherie è nato in due ore ed è venuto fuori una bomba. Anche per Anna (il primo pezzo di Madame) che doveva uscire il giovedì è bastata una domenica in studio e secondo me è uscita la base più bella che io abbia fatto”.
AAR Music è una label indipendente nata per scovare talenti nelle periferie dimenticate dal mainstream. Ritieni che questo modello possa essere ripreso dalle major?
“Credo proprio nell’ultimissimo periodo, dopo il lancio della vecchia Arcade Army, le major hanno attuato una nuova tecnica. Ovvero cominciare a firmare tutti coloro, anche i ragazzini al loro primo pezzo, che hanno cominciato ad avere un minimo di riscontro. Quindi in realtà stanno cercando di farlo ma con un metodo da pesca a strascico: tirano su tutti, il primo che spacca lo seguiranno, gli altri li rimanderanno a casa. Ma questa è una deriva che ha preso il mercato. Ormai si cerca sempre di prendere artisti sempre più freschi, è normale dunque che le grandi società vadano dai ragazzini alla ricerca della novità”.
In AAR lavori con Leon Faun, uno degli emergenti più in vista d’Italia. Cosa significa lavorare con un artista, e con i suoi collaboratori Duffy e ThaEvil, così innovativo e rivoluzionario?
“Allora, io ho conosciuto prima Duffy, quando remixò Figli della Merda pt.1. Da lì abbiamo iniziato a scambiarci i beat ed è nato un rapporto d’amicizia a distanza. Lui mi ha presentato Leon, con il quale si conoscono fin da piccoli. Da lì è iniziata un’operazione di corteggiamento a distanza durata circa un anno, grazie alla quale siamo arrivati a pubblicare Animus su quella che all’epoca era Arcade Army. Avevo capito che nonostante i 18 anni è uno che entra in studio e fa le hit, è un talento che nasce una volta ogni milione di anni, come Madame. Ha studiato il rap fin da piccolo, ha conosciuto tanta gente che gli ha permesso di evolversi, come Tha Supreme che era anch’egli di Fiumicino. Facevano già da allora robe che ancora oggi sono 5-6 anni avanti rispetto al resto della scena. La sua fortuna è anche stata quella di aver trovato collaboratori che oltre essere molto bravi gli vogliono bene. Adesso sono a Milano e ci stiamo vedendo tutti i giorni e hanno progetti in ballo che sono veramente delle robe assurde”.
Quanti progetti firmati AAR sono prossimi all’uscita? Tra questi progetti c’è anche qualcosa di Eiemgei?
“Spoiler a livello di nomi non ne farò. Però posso dire che gli artisti di AAR hanno tutti delle robe in uscite che sono belle mine. Se devo immaginare qualcosa per il futuro, spero che dopo un periodo di stasi da settembre, una volta conclusi i lavori, possa riempire lo studio con persone brave e valide, come i nuovi collaboratori di Leon, e produrre tanta, tanta musica. Voglio anche realizzare tante di quelle idee messe nel cassetto per anni in modo tale da portare conoscenza legata ai temi della discografia. Insomma voglio sfruttare al massimo lo spazio che sto costruendo. Anche fare un mixtape con tutti i ragazzi con cui sto lavorando sarebbe un bel progetto. Ci sto lavorando da tempo e mi piacerebbe chiuderlo entro la fine dell’anno”.
Eiemgei oggi è una figura riconosciuta nel rap game, ma se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa o no?
“Sicuramente sono ben consapevole delle scelte che ho preso e sono molto tranquillo a livello etico e di coscienza per quello che ho fatto. Anche perché quando prendi strade al di fuori dell’ambiente artistico ci sarà sempre qualcuno che ti accuserà di fare i tuoi interessi e non quelli degli artisti. Ma su quello sono tranquillo al 100%. Per il resto non so se sarebbe stato meglio o peggio prendere altre strade, l’importante è fare qualcosa e non rimanere fermi”.
Negli ultimi anni l’hip hop italiano ha avuto una crescita verticale clamorosa. Questo genere ha raggiunto il suo culmine o può ancora espandersi?
“Allora per me non si arriva mai al culmine, viviamo in un mondo che tende all’entropia assoluta. La speranza è che la musica urban sia sempre più di riferimento per il mercato italiano. Ovviamente questo comporta una crescita del mercato nazionale nei confronti di quello internazionale. A esempio se Sfera fa uscire un album internazionale e porta con sé alcuni rapper italiani, un domani un artista italiano con un prodotto vendibile anche all’estero, rispetto ad oggi, avrà più possibilità di crescere al di fuori dei confini nazionali. Visto che siamo un mercato molto arretrato, anche rispetto a quello che era il nostro mercato 30 anni fa. La speranza è che si torni a fare non solo musica per il proprio orticello ma anche musica per il resto del mondo. Ma poi il paese si sta staccando in varie zone. Milano sembra l’Europa, le zone di campagne sembrano il medioevo, tutto molto strano”.
Poco tempo fa Salmo ha parlato del rapporto, sempre più stretto, tra Rap italiano contemporaneo e l’edm anni ’90 rimarcandone l’italianità di questo filone. Può essere questo il futuro del rap italiano?
“Personalmente spero di no, non è roba che piace a me. Ci sono le hit fatte in questo modo ma non è roba mia. Non mi sento competente a sufficienza per dire che il tunz tunz che i tamarri ascoltavano nei ’90 e nei primi 2000 fosse particolarmente italiana come cosa. La mia speranza è che un paese come il nostro, che ha nella poesia e nell’arte in generale le proprie radici profonde, non si faccia apprezzare all’estero per la dance o per l’edm ma che si faccia apprezzare per le linee melodiche e per i vibrati che solo noi possiamo concepire, perché sono nel nostro dna”.
Nel 2019 Night Skinny ha pubblicato Mattoni, un producer per 25 MC . Vedremo mai un progetto simile a firma Eiemgei?
“Mi piacerebbe un sacco. Ma per lavorare a questi progetti hai bisogno di uno studio tutto tuo. Night ad esempio ha uno degli studi più belli di Milano, ci sono stato per lavorare a .Rosso il pezzo di Madame contenuto in Mattoni. Quando avrò uno studio e incomincerò a starci sempre dentro e avrò creato il mio giro di persone un progetto del genere nascerà in modo naturale. Sarebbe una figata, anche perché ho 400 beat che aspettano lì di essere scritti”.
Da produttore dimmi due canzoni, una italiana e una internazionale, che avresti voluto produrre come Eiemgei.
“È molto difficile questa. Sicuramente se mi fai domani questa domanda cambio riposta. Comunque ti dico una qualsiasi produzione fatta in coppia da Durdust e Charlie Charles nell’ultimo anno o Eden di Rancore. Anche Yoshi del Machete Mixtape. Ha quella ritmica particolare che la rende, e l’ha resa, una hit. La produzione di Strage è davvero molto avanti per il panorama italiano. Per quanto riguarda il panorama internazionale sicuramente Apologize di Timbaland, che è proprio il mio stile, e London Bridge di Fergie. Una bomba nucleare che non sarei mai stato capace di produrre. È una base che mi fa volare”.
Da cantante invece dimmi due canzoni, una italiana e una internazionale, che come Eiemgei avresti voluto scrivere e interpretare.
“Per quanto riguarda il brano internazionale ti dico Paranoid di Lauv, perché ho sempre voluto cantare in falsetto. Per la canzone italiana ti direi una tra Vaffanculo e Bella Stronza di Marco Masini. Mi sento molto, come mood, Marco Masini. Ma non quello di Sanremo, quello degli anni ’90. Era una rockstar, anche se era un cantante pop, perché diceva cose che nessun altro diceva. Ti dirò per me Marco Masini in quegli anni era un idolo assoluto”.
Come fondatore di AAR Music, chi ti piacerebbe avere all’interno della tua etichetta?
“Allora da imprenditore ti direi quelli che fanno più stream in questo momento, quindi Tha Supreme, Marracash… Da artista ti dico nomi di gente che ho scoperto essere belle persone, come Drefgold. Giocandoci insieme a basket ho conosciuto una persona molto simpatica, super positiva. Anche Lil Busso è un’altra persona che mi sta super simpatica e con la quale vorrei lavorarci assieme”.