Dopo il primo album “Hype Aura”, I Coma Cose oggi hanno pubblicato il loro secondo disco dal titolo “Nostralgia”. La recente partecipazione al Festival di Sanremo ha portato al duo una nuova fetta di pubblico che, come i fan presenti dal giorno uno, erano in attesa di poter ascoltare il nuovo lavoro. “Nostralgia” ha al suo interno sei tracce più un outro che andrà a completare la tracklist:
Il team di Airap, mercoledì 14 aprile, è stato invitato alla conferenza stampa per la presentazione di questo progetto di cui riportiamo un estratto qui di seguito:
Raccontateci un po’ di questo nuovo progetto. Da dove viene questo titolo?
“Il disco si chiama “Nostralgia” perché racchiude tutto il concept dell’album, è un progetto che parla della nostra nostalgia in maniera molto intima. Racconta le nostre storie prima che ci conoscessimo, la vita prima di quest’ultimo anno in cui abbiamo anche scritto e chiuso il disco. Per scrivere qualcosa che avesse un valore reale, dato che la vita in questo ultimo periodo è stata negata a tutti, siamo andati a scavare indietro nel tempo guardando al passato con gli occhi del presente.”
Come si inserisce “Fiamme negli occhi” all’interno del disco e nella vostra vita? Ci svelate i vostri equilibri caratteriali?
“Fiamme negli occhi racconta l’amore, la complicità e la nostra storia. Il linguaggio della canzone è solare e spensierato ma il testo nasconde dei chiaroscuri che sono edulcorati dal viaggio sonoro. Nel disco c’è un altro brano, “La canzone dei Lupi” che racconta l’amore in maniera più profonda e completa: è questa la vera canzone d’amore del disco.”
Siamo due persone molte diverse dice Francesca: “Io sono impulsiva, Fausto invece è più riflessivo e pragmatico. Queste caratteristiche dei nostri caratteri ci hanno portato a venirci incontro e a trovare il nostro equilibrio, la nostra miscela.”
Ci dite qualcosa di più sulla “Canzone dei lupi”?
“Questa canzone è un grande manifesto di libertà. E’ una promessa che ci facciamo di rimanere integri e coerenti al di là di quello che succederà nella vita. In questo brano ci diciamo a vicenda che qualunque cosa accadrà noi rimarremo liberi. E’ questa la più grande promessa che ci si può fare attraverso una canzone d’amore.”
Il vostro album è pieno di riflessioni sul passato. Cosa vi portate dietro e cosa vi siete lasciate alle spalle?
“Del passato ci siamo lasciati dietro tutto e niente. La scrittura di questo disco è anche un modo per mettere un punto rispetto a certe cose che abbiamo fatto e perdonarci un po’. La nostalgia di solito viene vista in due modi: la mente spesso, per salvaguardia personale, cerca di ricordare solo gli avvenimenti belli. Però spesso a noi capita di ricordare le cose brutte ma alla fine tutto serve e tutto ti fa crescere. Il tuo passato ti ha portato a essere quello che sei.”
Il prossimo anno tornereste a Sanremo? Quale effetto vi fa essere paragonati ad Al Bano e Romina? E’ un peso?
“Se c’è la canzone giusta sì, perché no. E’ stata un’esperienza incredibile. Nonostante i social se guardiamo le classifiche, ad oggi i brani presenti in gara a Sanremo sono ancora i più ascoltati. Ci viene da sorridere, magari avere una carriera così longeva come la loro. Anche una tenuta in Puglia non sarebbe male (ridono, ndr). Non è un peso, quando uno si espone è giusto raccogliere quello che arriva dagli altri. Se pubblichi le canzoni la musica è della gente, allo stesso modo la tua immagine quando ti esponi.”
Voi arrivate dal mondo dell’indie e con Saremo siete passati a quello mainstream. Questo cosa ha significato?
“Il nostro pubblico è stato contento della partecipazione a Sanremo. Per quanto riguarda l’indie, questo genere ha probabilmente cambiato la sua essenza. Negli ultimi anni grazie ai social, ai concerti in cui sono presenti sempre più persone e alle piattaforme streaming non è più quello di prima.”
Come pensate possano reagire a questo album i vostri fan della prima ora?
“Questo disco sarà sicuramente pane per i denti dei i nostri fan di vecchia data. Anzi il rischio è quello che non venga capito o visto come qualcosa di inaspettato dal pubblico che ci ha conosciuto da poco. Ma non ci interessa, siamo noi stessi. Se il disco piace siamo contenti altrimenti va bene lo stesso, la musica è di chi l’ascolta.”
Cosa differenzia questo album dal precedente? E qual è la canzone più difficile da cantare?
“Il linguaggio sonoro è completamente diverso. A livello di scrittura è il giusto proseguimento, adesso siamo una coppia consolidata che vive anche la quotidianità, che si interfaccia con quello che vuol dire diventare adulti e questo disco ne è la narrazione.”
La canzone direi “Zombie al Carrefour” dice Fausto: “E’ una mazzata, sono di parte ma ogni volta che la sento mi emoziono nonostante l’abbia prodotta e scritta. Ha un pathos e tocca delle cose che mi distrugge.”
Cosa vi manca della dimensione live? Siete più arrabbiati o rassegnati per la situazione dei concerti?
“Ci manca proprio tutto, anche il viaggio e le colazioni scrause dell’hotel. Non vediamo l’ora di riprendere. Non solo fare i concerti ma anche andarli a vedere come pubblico. Per quanto riguarda i live invece, siamo arrabbiati per come è stata trattata la musica e il comparto artistico. Normale che servano delle restrizioni ma è ambiguo che non si possano attuare anche al mondo dello spettacolo, almeno proviamoci.”