Se il 2016 è stato l’anno dello sdoganamento della Trap in Italia, il 2020 è toccato alla Drill. Questo termine, molto più specifico di quanto si creda, comincia a circolare tra i fan del rap italiano intorno al 2015, quando Tedua pubblica il brano: “Drill Dream Squad”. La parola rimane sottotraccia per alcuni anni, per poi tornare alla ribalta nel corso degli ultimi mesi: basti pensare che in “Bloody Vinyl 3” c’è persino un pezzo intitolato “Drilluminazione”.
Ma cos’è veramente la Drill?
LA TRAP A CHICAGO
Intorno al 2010, nella South Side di Chicago, nasce un sottogenere della musica Trap: la Drill. Dal punto di vista musicale, i due stili hanno moltissime somiglianze: i producer dell’Illinois prendono a piene mani dal lavoro dei colleghi di Atlanta, limitandosi a rallentare i bpm delle strumentali e a sdoganare l’utilizzo corposo dell’Auto-Tune. Ciò che differenzia la Drill dalla “mamma” Trap sono i contenuti: i testi di questo sottogenere sono estremamente violenti. La Drill tratta della parte più oscura e meno nobile della vita di strada: omicidi, tradimenti, conflitti fra bande rivali che sfociano spesso e volentieri in sparatorie reali. Il rapper di Chicago si pone in contrapposizione con gli ideali e con le aspirazioni dell’Hip-hop: la Drill è completamente nichilista, priva di valori e di speranze. La voglia di riscatto tipica del rap viene sottomessa dall’impossibilità di uscire dalle situazioni descritte nei brani: i rapper a Chicago non vogliono diventare ricchi, vogliono sopravvivere. La critica americana si è scagliata più volte contro questo sottogenere, definendolo troppo semplice e ponendo l’attenzione sulla mancata cura riservata ai testi. A difendere la categoria ci ha pensato Chief Keef, primo esponente della Drill a ricevere un contratto discografico multimilionario, che in diverse interviste ha spiegato che la semplicità dei suoi flow è una scelta voluta. A detta sua, il rapper potrebbe utilizzare dei flussi più complessi e scrivere testi più ricercati, ma preferisce raccontare la realtà che vive per quella che è, senza troppi giri di parole.
LA DRILL IIN EUROPA
Dopo l’esplosione statunitense, i primi a portare la Drill in Europa sono stati i rapper inglesi, precisamente la scena di Brixton, a sud di Londra. Dai colleghi di Chicago i britannici prendono gli argomenti e l’attitudine, ma cambia radicalmente lo stile. La scuola gangsta rap inglese, il road rap, viene integrata all’interno della Drill, rielaborandone le tematiche proponendo dei testi più complessi e, da un certo punto di vista, ancora più crudi. Per quanta riguarda le produzioni, i producer della UK Drill contaminano la Trap con il Grime e il Garage Britannico, genere di musica elettronica che fonde l’house con l’R&B e la Dance.
Guardando all’Italia, sarebbe facile etichettare come “fake” chiunque utilizzi un termine stringente come “Drill” senza affrontare quelle tematiche, ma la verità è che questa parola viene utilizzata solamente per cercare di differenziare il proprio stile da quello degli altri, cercando di apparire innovativi agli occhi, e alle orecchie, dei neofiti. La maggior parte della nuova scuola, per lo più milanese, fortunatamente non ha mai assistito ad omicidi e a sparatorie e si limita ad elencare i cliché della Trap, senza porsi il problema della credibilità.
Ma quindi, la Drill in Italia esiste? Probabilmente no.