“Bastava l’autotune e un bel look. Non era necessario fare il blackface per imitare me o altri artisti”.
Così esordisce Ghali in una storia Instagram per dimostrare il suo disappunto nei confronti della RAI. Durante la puntata finale di “Tale e quale show” Sergio Mùñiz, concorrente della trasmissione, ha imitato l’artista milanese. Per far sì che la rappresentazione di Ghali fosse più realistica possibile, gli addetti ai lavori del programma hanno pensato di dipingere il volto dell’attore di nero.
È proprio da questa decisone che Ghali vuole prendere le distanze. Il rapper di “DNA” ha voluto schierarsi in prima persona per parlare di un tema poco trattato nel nostro paese, quello del Blackface.
UN PICCOLO CENNO STORICO
Ma cos’è il Blackface? In senso stretto è uno stile di make-up che ha iniziato a diffondersi negli Stati Uniti intorno al XIX secolo. Questa tecnica consiste nel truccare il volto di nero, in maniera esagerata e non reale, per assumere le sembianze di una persona di colore. Le persone nere venivano rappresentate come pigre, ignoranti, violente e altri stereotipi tipici dell’epoca.
Il Blackface, che per alcuni potrebbe sembrare semplice trucco, è in realtà una evidente manifestazione di razzismo e una pratica denigrante nei confronti della persona. L’utilizzo di questa pratica, usata inizialmente in ambito teatrale, è andato mano a mano scomparendo con l’avvento di Martin Luther King e il suo movimento per i diritti civili degli afroamericani.
I PRECEDENTI
Purtroppo non è la prima volta che la trasmissione di Rai 1 commette una leggerezza simile. Durante la seconda puntata di questa edizione, per l’imitazione di Tina Turner, è stata usata la stessa tecnica: in questo caso fu lo stesso conduttore, Carlo Conti, a dire:
“A Tale e quale show facciamo tutti i grandi artisti. A noi non interessa il colore della pelle o la loro religione. Per noi sono celebrazioni di grandi artisti”.
Nel nostro paese, questa tecnica è vista solamente da un punto di vista goliardico dato che in pochi conoscono la vera storia del Blackface. Come sottolinea Ghali però, proseguendo nel suo discorso, questa non può essere una scusa:
“Per offendere qualcuno basta semplicemente essere ignoranti, non bisogna per forza essere cattivi o guidati dall’odio.”
Insomma, dopo aver preso le distanze dalla trasmissione di Rai 1, l’ultimo consiglio che il rapper vuole dare al suo pubblico è quello di andare a vedere il documentario “I Am Not Your Negro”, che aiuterà a capire a pieno l’argomento, a crescere e a non essere razzisti.
Il Blackface è condannato ormai da tempo in gran parte del mondo e non si riesce a comprendere come in Italia sia ancora una pratica diffusa. Il razzismo, nel nostro Paese, purtroppo è ancora una piaga troppo presente e bisogna cercare in ogni modo di invertire questa tendenza. La cultura è l’unica strada possibile per far sì che il razzismo scompaia definitivamente dalle nostre vite.