Nei giorni scorsi è riemersa la questione dello scontro giudiziario tra la giornalista Selvaggia Lucarelli e gli youtuber Arcade Boyz.
Alla fine la sentenza condanna i due ragazzi di Novara, Fada e Barlow, al risarcimento per le innumerevoli offese recapitate alla donna in maniera reiterata fin dalla prima diatriba, scaturita da un video del 2017 in cui gli Arcade, ancora inesperti del politicamente corretto, prendono le difese del rapper Guè Pequeño dopo l’ormai famosa storia Instagram in cui appariva il “modesto – a detta della giornalista – augello”.
I ragazzi si tutelano con l’esclamazione “Satira!” (assai ricorrente nei loro primi video, poi rivelatasi uno scudo fragile), mentre la giornalista resta fedele a quella morale secondo cui non può esistere la provocazione, neanche scherzosa, specie se ricca di allusioni sessuali.
In seguito ad un primo risarcimento, al quale hanno contribuito massivamente gli iscritti del loro canale, gli Arcade ammettono di essere stati eccessivamente provocatorii e decidono di abbandonare il politicamente scorretto, inapplicabile con un bacino d’utenza ampio.
La Lucarelli insiste e dopo anni ottiene la definitiva vittoria, annunciata tramite social e accolta da Antonio Dikele Distefano (criticato assiduamente dal duo) con una storia in cui scherzosamente si offre di prestare i soldi ai ragazzi.
I due dicono la loro in un post Instagram con l’accusa alla giornalista di essere venuta meno alla promessa di donare i soldi in beneficenza, poi smentita dalla Lucarelli, la quale a sua volta pone l’accento sulla condizione economica dei due, a suo dire negativa solo all’apparenza.
Mondi troppo distanti o mera questione di denaro?