Nella serata sanremese di ieri Achille Lauro ha rappresentato un quadro estremamente particolare, dedicato al punk rock e “a chi se ne frega”.
Abito nuziale piumato e bandiera italiana, con annesso inno, hanno caratterizzato il suo ingresso. Una citazione al quadro “La libertà che guida il popolo” di Delacroix. Poi musica nuziale: Achille ha sollevato il velo dal volto dell’amico Boss Doms e lo ha baciato. È iniziata così l’esecuzione di “Me ne frego” e di “Rolls Royce”, brani con cui l’artista aveva partecipato alle scorse edizioni del festival, rivisitati però in chiave più aggressiva, in tema con il quadro. Sul finire dei pezzi il cantante si è lasciato progressivamente cadere al centro del palco, mentre ringraziava i membri della band, tra cui Frenetik&Orang3, e Fiorello, anche lui partecipe della scena: truccato e vestito con un abito scuro, in contrasto con quello chiaro di Lauro, ha cantato in coppia con lui, immergendosi nel suo mondo.
Infine nel monologo Achille ha citato alcuni personaggi come esempio di ribellione, di anticonformismo e di scorrettezza: “Sono il punk rock, icona della scorrettezza, purezza dell’anticonformismo, politicamente inadeguato, cultura giovanile, San Francesco che si spoglia dei beni, Elisabetta Tudor che muore per il popolo, Giovanna d’Arco che va al rogo, Prometeo che ruba il fuoco degli dei. Sono un bambino con la cresta, un uomo con le calze a rete, una donna che si lava del perbenismo e si sporca di libertà. Sono l’estetica del rifiuto, il rifiuto dell’appartenenza ad ogni ideologia, sono Morgana che tua madre disapprova, contro l’omologazione si è sempre fatto così. Sono Marilù. Dio benedica chi se ne frega.”