C’era una volta un rapper che veniva dalla provincia di Milano. Si faceva chiamare Emis Killa, anche se l’anagrafe diceva Emiliano Rudolf Giambelli. Un giorno, ancora 22enne, Emis fece uscire il suo primo album in studio: L’erba cattiva. Un disco che gli cambiò completamente la vita.
Sono passati esattamente 9 anni da quel giorno, e nel frattempo L’erba cattiva è diventato uno dei cult del rap game italiano. Ma per comprendere la vera portata di quel progetto discografico, dobbiamo un attimo tornare indietro in quegli anni.
2012. Già da un po’ si è avviato un processo che sta portando il rap ad affermarsi come fenomeno nazionale. Pensiamo a hit come Badabum Cha Cha di Marracash (2008) e Tranne Te di Fabri Fibra (2010). Loro sì che sono al top, ma non sono soli. A Milano sono gli anni dei Club Dogo, mentre a Roma va molto forte Noyz Narcos. Ma se da una parte abbiamo questi colossi, dall’altra la scena brulica di emergenti: su tutti Salmo, Fedez, Clementino, Gemitaiz e infine un certo Emis Killa.
È su questo palcoscenico che, il 24 gennaio 2012, appunto, Emis pubblica L’erba cattiva. Un progetto composto da 13 tracce e prodotto dal maestro Big Fish. Un disco che, con il tempo, ha ottenuto un clamoroso successo, come dimostrato dalle numerose certificazioni e visualizzazioni YouTube. Non a caso, un brano come Parole di ghiaccio, forse il più conosciuto dell’album, conta 50 mln di views.
I vari featuring, poi, sono davvero importanti. Emis ha avuto l’onore di collaborare con Guè Pequeno in Ognuno per sé, con Fabri Fibra nella traccia Dietro front, con Marra in Il mondo dei grandi, senza dimenticare che Come un pitbull ha la firma di Don Joe. Insomma, tutti i big della scena sopracitati. E il tutto a soli 22 anni.
Tracklist a parte, il punto di forza di questo lavoro è sicuramente l’attitudine del rapper. Fiero delle sue origini provinciali, infatti, l’artista di Vimercate è riuscito ad anticipare quelle che sarebbero state le caratteristiche cardine della sua musica. Dai testi diretti e senza peli sulla lingua, ai temi introspettivi e autobiografici, fino alla sua street credibility, la tecnica e i ritornelli sempre vincenti.
Già la spiegazione del titolo dell’album, fornita dallo stesso artista, è tutto un programma:
“Racconto della mia vita, delle difficoltà del percorso che sto seguendo, complicato e per nulla facile, del non arrendersi di fronte a chi ti vuole buttare giù. Proprio come l’erba cattiva, che ricresce sempre, anche se la strappi”.
Insomma, un disco che ha fatto la storia del rapper milanese, così come quella del rap italiano in generale. Un album capace di tracciare delle linee guida precise, tuttora influenti sull’intera scena nostrana. E forse è proprio questo il suo più grande pregio.
Auguri a L’erba cattiva, auguri ad Emis Killa.